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Ho capito che il mio modo di approccio al tatuaggio è unico quando ho iniziato a dargli realmente ascolto, quando ho deciso di lasciarmi trasportare dalle vere sensazioni che questo mi dà.

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Ho capito un po’ di tempo fa che io sono il mezzo e non il fine senza valutare quanto anche a me fosse utile essere a disposizione del prossimo. L’arte dentro implode se non là si lascia fluire e, dal canto mio, fin da quando ero una bambina ho creduto di avere qualcosa dentro di molto forte ma non pensavo fino a questi livelli, non avevo i mezzi per riconoscere la grandezza di questo dono.

Ho compreso che il mio approccio al tatuaggio era differente da ciò che avevo visto fino a quel momento perché consapevolmente cerco di non nutrire il mio ego ed utilizzo la mia arte come mezzo di espressione naturale del mio essere passando per le cicatrici delle persone che si affidano alle mie mani come cura per l’accettazione o il rilascio di un trauma, una ferita, una gioia o di un pezzo della loro storia.

Ho pensato parecchio se darmi o meno a questo mondo in questo modo.

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Il mio approccio artistico non smette mai di mutare e smuove e si muove in maniera costante.

Ho fatto del tatuaggio il mio lavoro, è stata l’impresa più difficile che la vita mi abbia mai messo davanti ma mi ha permesso di capire al meglio come facilitare la via alle persone che si trovano all’inizio di questo incredibile, bellissimo percorso .

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Ho sempre pensato che la formazione e il metodo lavorativo debbano essere seguite e accompagnate passo passo da chi decide di intraprendere il percorso di mentore nel mondo che riguardi o meno il tatuaggio.

Da questa riflessione maturata negli anni nel settore, nasce il percorso PMU camp, una formazione completa che permette all'operatore di apprendere le tecniche che negli anni ho perfezionato assieme alla sicurezza per approcciare al cliente in maniera consapevole sin da subito.