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• S o / m a •


I nuovi inizi spaventano, quasi sempre


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Ho aperto il • S o / m aTattoo & Art Experience

in un periodo della mia vita particolare, è così che mi piace definirlo.

Nè difficile né facile, particolare.

La scelta del nome è stata incredibilmente discussa tra me e me per giorni e giorni,

tra idee e concetti che non riuscivo a mettere in ordine.

Soma è il mio cognome.

Soma vuol dire corpo.

Soma è anche la pianta che gli sciamani utilizzavano per liberare l'anima dal corpo,

per curare le ferite di vite passate.

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La storia di questa nuova apertura è strettamente legata al destino, al quale solitamente non credo ma che qui ha davvero trovato spazio.

Ho visto il locale in via Angioy due anni fa quando cercavo, insieme al mio socio dell'epoca, un posto nel quale stabilizzarmi principalmente per iniziare a porre fine ad un percorso di vagabondaggio estremo legato al lavoro che durava da anni, cinque per l'esattezza.

Avevo bisogno di casa e, in quel periodo non credevo di poterla creare da sola per cui avevo riposto in altre persone una fiducia esagerata.


Questo non è stato un errore bensì una prova schiacciante della mia buona volontà.


Ho capito poi che ciò che volevo realizzare era e sarebbe stato sempre e solo un sogno e che se non avessi messo da sola i passi per concretizzare ciò che nella mia testa avevo creato da anni tale sarebbe rimasto.

Per cui mi sono slegata dalle cose per me nocive, abbandonando i pesi e liberandomi delle credenze che in nessun modo appartenevamo alla mia natura.

Ho cercato un'agenzia immobiliare e spesso sono andata vicino al trovare un locale adatto a contenere e far fluire quelle energie che sentivo dentro.

Giambattista poi è arrivato nella mia vita presentandomi un locale dietro l'altro ma niente, non mi piacevano mai.

Sono sempre stata una tipa esigente.

Nel frattempo continuavo a lavorare spostandomi come una pallina da ping pong dal nord al sud della Sardegna con la valigetta sempre in mano, ero stanca.

In questo anno particolare poi, nelle mille cose successe tra cui una pandemia, sono andata a Lugano per stare un pò, per capire come si vivesse in quel posto valutando anche un eventuale trasferimento, ma casa mi mancava già.

Il mare, la terra mi chiamavano e anche Giambattista l'aveva fatto :

"Ari, ho trovato il posto perfetto per te!"

Ho capito che tutto stava muovendosi verso la direzione che io avevo deciso di dare alla mia vita per cui ho mandato mio padre a visionare il locale per capire se valesse la pena di investire in quel posto che Giambattista diceva essere perfetto per me.

Quando ho ricevuto le foto, ho visto che era lo stesso di quasi due anni prima e ho capito che dovevo tornare a casa. Ho aperto il • S o / m a • in quaranta giorni ed esplodevo di felicità ogni giorno.

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Adesso scrivo dalla scrivania in legno di rovere creata da mio padre, alla mia destra c'è una volta alta cinque metri dipinta con le mie mani e la valigetta che per anni mi ha accompagnata la vedo da qui, non macina più i km nel bagagliaio del Peugeot 207

ma riposa in cucina e si gode insieme a me la gioia di aver avuto il coraggio

di fermarsi dopo tanta strada ed io sono grata alla vita

per essere riuscita a realizzare uno dei miei sogni più grandi.


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